Azoto Amminico Libero (FAN) e il suo Ruolo nella Fermentazione

L’azoto presente nel mosto e nel prodotto finito viene determinato attraverso l’analisi dell’azoto amminico libero (FAN), noto anche come azoto amminico primario (PAN). Questo parametro misura la concentrazione di amminoacidi disponibili per la crescita e la moltiplicazione dei lieviti. Insieme all’ammoniaca, il FAN/PAN costituisce quello che viene definito Azoto Assimilabile dai Lieviti (YAN).

Il livello di FAN nel mosto è spesso considerato il miglior indicatore del potenziale di crescita del lievito e, di conseguenza, dell’efficienza della fermentazione. Poiché i lieviti necessitano di FAN per svilupparsi e riprodursi, in linea teorica, una maggiore disponibilità di questa specie chimica favorisce una crescita più rapida e una fermentazione più efficace. Durante le prime 36-40 ore di fermentazione, i lieviti consumano la maggior parte del FAN, portando alla produzione di una serie di sottoprodotti metabolici, alcuni dei quali influenzano il profilo aromatico e la stabilità della birra finita.

Esistono diverse ragioni per cui un birraio dovrebbe misurare il contenuto di FAN nel mosto.

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L'importanza della misurazione dei livelli di FAN

Se il contenuto di FAN nel mosto è insufficiente, il lievito non può crescere e svilupparsi in modo efficace, portando a una fermentazione lenta e alla formazione di aromi potenzialmente sgradevoli. Una quantità inadeguata di FAN all'inizio della fermentazione può inoltre favorire una maggiore produzione di SO₂ e diacetile.

D'altro canto, se il contenuto di FAN nel mosto è eccessivo, il lievito non sarà in grado di assimilarlo completamente. Questo comporterà la presenza di amminoacidi residui nel prodotto finito, che potrebbero innescare ulteriori reazioni chimiche post-fermentazione, accelerando l'invecchiamento della birra e compromettendone il profilo sensoriale.

I valori ottimali di FAN per la fermentazione

Il valore ideale di FAN dovrebbe essere compreso tra 200 e 250 mg/L, a seconda della densità iniziale del mosto (ovvero della concentrazione iniziale di zuccheri fermentabili). Per i mosti destinati a birre ad alta densità, è stato osservato che un valore ottimale di FAN si situa tra 250 e 300 mg/L.

La quantità di FAN disponibile può essere misurata in 4 minuti con il CDR BeerLab®. Durante la fermentazione, i valori di FAN dovrebbero ridursi in media del 30-40% rispetto al valore iniziale. Nella birra finita, invece, il FAN deve essere il più basso possibile per garantire nel tempo una maggiore stabilità del prodotto.

La produzione di Anidride Solforosa e le sue Origini

L'anidride solforosa (SO₂) nella birra deriva principalmente dal metabolismo del lievito. Durante la fermentazione, il lievito converte i solfati in solfiti per la sintesi degli amminoacidi. Questo processo è regolato da un meccanismo di feedback negativo: se la quantità di solfiti prodotti supera il fabbisogno, l'eccesso viene rilasciato nella birra. La quantità di SO2 rilasciata è influenzata dallo stato fisiologico del lievito, in particolare nelle fasi iniziali della fermentazione. Un'ossigenazione insufficiente rallenta lo sviluppo del lievito, riducendo l'uso di SO2 per la sintesi degli amminoacidi e favorendone un rilascio maggiore nel mosto. Una quantità insufficiente di FAN nel mosto porta anche a un aumento della produzione di SO2 a causa di un'azione meno efficace del processo a feedback negativo.

I fattori che influenzano la produzione di Anidride Solforosa

I fattori che influenzano la produzione di SO2 includono un pH elevato del mosto, temperature comprese tra 14 e 17°C, un'alta concentrazione di solfati nell'acqua e una densità iniziale elevata.

I solfiti vengono anche aggiunti alle bevande per prevenire alterazioni e ossidazione, e l'anidride solforosa svolge un ruolo essenziale nella conservazione della birra. Nei birrifici si utilizza spesso il metabisolfito di potassio (K2S2O5), identificato con la sigla E224.

Alcune persone possono essere sensibili all'SO2, manifestando sintomi come nausea e mal di testa. Per questo motivo, esistono normative che ne limitano la concentrazione nella birra. Nell'Unione Europea, il limite massimo consentito è di 20 mg/L, mentre livelli superiori a 10 mg/L richiedono l'etichettatura con la dicitura "Contiene solfiti".

L'importanza dell'analisi in tempo reale di FAN e SO₂

La determinazione in tempo reale di SO2 e FAN è fondamentale per garantire una produzione continua e preservare la qualità della fermentazione. Monitorare costantemente questi due parametri è essenziale per mantenere il processo produttivo senza comprometterne l’efficienza.

Il CDR BeerLab® consente un’analisi rapida dell’SO2 in appena 2 minuti, eliminando la necessità di metodi tradizionali più complessi, come la distillazione, che comportano sprechi e l’uso di sostanze pericolose.

Il ruolo del pH nei processi di birrificazione

Come già accennato, il pH è un fattore chiave nello sviluppo dell’SO₂ e svolge un ruolo cruciale nel controllo dell’attività enzimatica durante l’ammostamento. Ad esempio, l’α-amilasi ha un’attività ottimale a un pH di 5.6-5.8, mentre la β-amilasi lavora meglio tra 5.4 e 5.6.

Nonostante la sua importanza, la gestione del pH è spesso trascurata nell’industria della birra artigianale. Durante il processo di birrificazione, il pH diminuisce progressivamente: si parte dal valore dell’acqua utilizzata, che varia tra 6.2 e 7.0, si abbassa a 5.5 nel mosto pre-ebollizione, scende ulteriormente a 5.2 durante la bollitura e, infine, nella birra finita raggiunge valori compresi tra 3.9 e 4.5.

Conclusioni

Comprendere e gestire i livelli di FAN, SO2 e pH durante tutto il processo di birrificazione è fondamentale per ottenere una birra stabile e di alta qualità.

Una corretta disponibilità di azoto favorisce una crescita efficiente del lievito, mentre il monitoraggio della produzione di SO2 aiuta a prevenire difetti sensoriali indesiderati e problematiche normative. Inoltre, il mantenimento di livelli ottimali di pH migliora l’attività enzimatica e l’efficienza complessiva della fermentazione.

Grazie a strumenti di analisi in tempo reale come il CDR BeerLab®, i birrai possono esercitare un controllo preciso su questi parametri chiave, migliorando sia la costanza produttiva che la qualità del prodotto finale.

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